Sicurezza
Sicurezza, aspetto primario da tutelare
Un tema fondamentale che sta minando alla base il nostro movimento. L’impegno sarà rivolto ad aiutare il legislatore a ben comprendere le difficoltà e i pericoli che si incrociano sulle nostre strade, contribuendo alla stesura di regole certe ed efficaci, e parallelamente lavorare affinché anche le nostre manifestazioni siano sempre più sicure.
Il titolo dedicato al paragrafo sulla sicurezza potrà sembrare troppo forte, ma non lo è affatto. Il tema è più che mai attuale. La FCI dovrà diventare l’interlocutore principale del legislatore, negli ultimi 15 anni non ha trovato la capacità politica di incidere in nessuna delle tante occasioni in cui il Parlamento ha messo mano al Codice della strada.
Contribuire a migliorare la sicurezza dei propri cittadini che utilizzano la bicicletta, per passione o per la loro mobilità, è prioritario anche in funzione agonistica. Un bambino che per andare a scuola utilizza la bicicletta, può sentire a un certo punto la motivazione di provare a misurarsi con gli amici e da qui manifestare la volontà di competere.
Ma se a scuola in bicicletta non ci può andare perché i genitori non si fidano a causa dei pericoli, quel bambino probabilmente non sarà mai un atleta. Sicurezza per chi utilizza la bicicletta è un aspetto pertanto prioritario anche in chiave agonistica. La bicicletta ha enormi potenzialità e davanti a sé occasioni storiche che non possiamo farci sfuggire.
L’emergenza sanitaria ha impresso un’accelerazione ormai inarrestabile verso una diversa sostenibilità delle nostre città, che non consente di ignorare l’utilità della bicicletta. I meno attenti potrebbero commentare che una federazione olimpica deve preoccuparsi delle proprie medaglie e lasciare ad altri questa incombenza. Sostengo invece che contribuire alla promozione dell’uso della bicicletta per la “normale” mobilità fa avvicinare all’utilizzo della bicicletta tanti giovani e da questi successivamente potrebbero uscire anche praticanti e agonisti.
Lavorare per contribuire a una maggiore sicurezza sulle strade rappresenta una priorità, alimentando la spinta definitiva alla tanto attesa e auspicata modifica del Codice della strada. La sicurezza deve tenere in considerazione non solo la tutela di chi pedala per spostarsi o allenarsi, ma anche di chi è impegnato nelle manifestazioni. Il ciclismo non è certamente una disciplina priva di pericoli, ne siamo purtroppo tutti consapevoli, ma non deve fermarsi la ricerca, per le nostre manifestazioni, della massima sicurezza. Allo scopo sarà istituito un protocollo specifico per aiutare le società organizzatrici ad avere i necessari parametri da rispettare nell’organizzazione delle loro manifestazioni, che dovranno essere adeguate a un modello sempre più scrupoloso.
Troppi i drammi che hanno caratterizzato le ultime stagioni che non possiamo derubricare a semplici e fatali incidenti. Se non decidiamo di impegnare ogni competenza e ogni sforzo possibile in questa direzione, il ciclismo agonistico corre dei seri rischi. Potrebbe essere il primo passo verso una lenta agonia che sancirà l’inesorabile declino. Il nuovo CF si impegnerà per l’ottenimento delle frequenze VHF a disposizione degli addetti alla sicurezza delle gare ciclistiche, che il Ministero dello Sviluppo Economico dovrebbe concedere a condizioni agevolate e/o assunte in carico dalla FCI.
Questo strumento è più che mai necessario ed indispensabile per il coordinamento e il posizionamento delle scorte, come avviene da tempo nelle manifestazioni nelle gare professionistiche gestite dalla LCP ma non per le altre categorie. La sicurezza non può essere discrezionale e dimenticarsi di qualcuno.
La sicurezza rappresenta un costo, ne siamo consapevoli, per questa ragione bisognerà ripensare il modello organizzativo, unendo le forze e creando le necessarie sinergie utili a suddividere i costi maggiori rendendoli sostenibili. Le nostre manifestazioni dovranno diventare un modello di riferimento, potranno con ciò garantire standard di sicurezza eccellenti e catalizzare interesse e di conseguenza anche risorse. Il modello non può più essere quello dell’organizzazione al risparmio a discapito della sicurezza, saranno altre le voci su cui si potrà e dovrà eventualmente lavorare, ma non potrà venire meno l’attenzione sulla sicurezza.
Ancora oggi in gran parte d’Italia si organizza senza rispettare il disciplinare tecnico; numero di moto insufficienti, senza radio e con conducenti privi di tessera federale, transenne come optional, niente ASA, talvolta senza autorizzazioni e ordinanze, spesso senza conoscere il significato delle prescrizioni in esse contenute. A tutto ciò dovrebbero sovraintendere le commissioni regionali, osservando, esaminando, per capire dove e come intervenire, come aiutare i Direttori di Corsa e gli organizzatori, assolvendo con ciò alla propria missione.
Direttori di corsa
Una categoria da far crescere e da tutelare
I Direttori di Corsa rappresentano una delle figure fondamentali, centrali per coniugare specificità della gara, la tutela degli atleti, la correttezza organizzativa, il rispetto delle autorizzazioni e delle ordinanze, senza creare danni o ingiustificati disagi alla circolazione stradale. Sarà necessario apportare delle correzioni per adeguare le commissioni dei Direttori di corsa, nazionale e regionali alle nuove esigenze organizzative.
La presidenza delle stesse dovrà tassativamente appartenere ai Direttori di corsa stessi, lo esige il buon senso, ogni altra soluzione induce a ritenere che la categoria non abbia le capacità di esprimersi all’altezza della missione affidata. Alle commissioni va restituita la responsabilità di tracciare i profili della formazione e delle modalità di poterla sostenere, seppure didatticamente condotta dal Centro Studi di concerto con i CR, che in alcuni casi vantano esempi virtuosi da cui prendere spunto. La formazione è fondamentale e va continuamente sviluppata e non omologata a livelli di minima attività, di quasi sola organizzazione dei corsi di abilitazione e aggiornamento, di scontata ripetitività, di rado abbinata alla volontà di capire come stanno realmente le cose e di come correggerle.
L’attuale formazione della categoria è stata banalmente standardizzata e accentrata, burocratizzata, impoverendo di fatto l’intero sistema connesso alla sicurezza delle nostre manifestazioni. Situazioni che comunque non offuscano la qualità media dei nostri Direttori di Corsa, in molti casi seri e scrupolosi, standard che riflette l’alto livello professionale dell’intera categoria. Il lavoro deve comunque essere costante e capillare per far crescere tutti, aggiornando le pratiche per il reclutamento, oggi fatto in modo troppo ordinario, sbrigativo e approssimativo.
Giudici di gara
Ritorno alla necessaria autonomia, credibilità e imparzialità.
Se chiedessimo a chiunque dotato di sufficiente capacità di intendere e di volere, quali qualità richiede ad un giudice, risponderebbe: “autonomia, credibilità, imparzialità”. Il responsabile di categoria ora è nominato dal CF a livello nazionale e dai CR a livello regionale, pertanto infrangendo il primo di questi requisiti, ovvero l’autonomia. Senza la necessaria autonomia si corrono grossissimi rischi di perdere anche credibilità e imparzialità.
Per ridare corpo alla funzione gestionale della categoria devono essere reintrodotte le “indicazioni” dirette, seppure non obbligatorie da recepire da parte dell’organo politico che deve mantenere la possibilità di porre eventualmente, motivandolo, il veto, sulle “indicazioni” ricevute. Il lavoro deve essere indirizzato alla regolarità tecnica delle corse e della sicurezza dei corridori, ritrovando il necessario equilibrio che spesso nelle ultime stagioni è mancato, tra le varie componenti che esercitano funzioni al seguito delle manifestazioni (Direttori di Corsa, Regolatori, Addetti all’organizzazione) che necessitano di avere ben chiare le loro specifiche funzioni evitando di invadere le altrui competenze, nel rispetto di tutti e con sano spirito di collaborazione tra le parti.
È fondamentale ritornare a una reale collegialità per le designazioni, troppe le situazioni poco chiare connesse a questa procedura. Dobbiamo lavorare indirizzando i giudici verso tutte le specifiche discipline che compongono il movimento ciclistico, in base alla loro storia, le loro esperienze, la loro passione. Proporrò al nuovo CF e alla CNGG l’introduzione nel collegio di giuria della figura dell’ex agonista.
Nella mia esperienza di commentatore tecnico, trovandomi spesso ad illustrare scorrettezze o manovre ai limiti del regolamento, mi sono accorto che se il collegio di giuria potesse ascoltare anche il parere di un soggetto esperto, probabilmente commetterebbe meno errori. Il nuovo soggetto, opportunamente formato, sarebbe di supporto, ovviamente senza alcun potere decisionale, con lo scopo di aiutare a comprendere meglio l’azione che si sta valutando.