Programma 2025-2028

Perchè mi candido

COME E PERCHÉ NASCE IL PROGETTO CANDIDATURA ALLA PRESIDENZA DELLA FCI

L’esperienza del 2021 mi ha fatto capire che il nostro movimento ha un gran desiderio di cambiamento. I numeri della scorsa assemblea lo testimoniano in modo chiaro. Solo un sistematico lavoro di condizionamento impedì di imboccare la via del rinnovamento.

Anche per questo era doveroso mi ripresentassi, per dare voce a una base in grande sofferenza che con forza reclama attenzione e strumenti per continuare a svolgere le delicate e vitali funzioni che le competono.

Mi propongo come uomo del confronto e del dialogo, pronto a impegnarsi per rendere la nostra Federazione partecipata, trasparente e democratica. Al centro del sistema dovranno tornare i nostri uffici territoriali, ovvero i Comitati Regionali e Provinciali, autentico punto di riferimento nei rispettivi territori di competenza.

Le sfide che abbiamo di fronte a noi sono complesse e di non semplice soluzione, ma abbiamo le competenze per tentare di vincerle. Fondamentale sarà un approccio umile, ma al tempo stesso determinato e scrupoloso.

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Per una nuova federazione

Le parole d’ordine saranno: partecipazione, trasparenza e democrazia

In un futuro prossimo immagino una Federazione che ritorni a lavorare prioritariamente con e per la base, sostenendo i propri Comitati Regionali e Provinciali con un nuovo criterio di suddivisione dei contributi, fondato prima di tutto sul merito. I CR e i CP dovranno tornare alla loro funzione principale: rappresentare sul territorio il braccio operativo della struttura centrale. La FCI dovrà aiutarli a recuperare il terreno perduto dopo anni di gestione centralizzata che ha di fatto spogliato i comitati periferici (a parte qualche caso utile alla gestione del consenso) delle loro prerogative.

Poca informazione, un coinvolgimento limitato e una considerazione minima delle problematiche hanno demotivato non poco i CP e i CR. Una federazione che lavora bene non si misura solo dai risultati agonistici. Fondamentale è la creazione di un clima di ascolto e collaborazione, capace di operare per aumentare la visibilità e l’impatto sociale sul territorio. Solo operando in questo modo è possibile ottenere una penetrazione periferica fra l’utenza interessata alla bicicletta.

L’attività federale deve essere riconoscibile e di qualità, i nostri organi periferici devono essere interlocutori sempre più credibili per le istituzioni. Le carte Federali, in particolare lo Statuto, hanno subito negli ultimi anni modifiche radicali, imposte con la giustificazione dell’urgenza.

Alcune nuove norme appaiono molto lontane dalla vita reale dei tesserati e delle società, quando non in contraddizione con altri articoli già presenti nello Statuto. Inserite senza alcuna discussione in sede assembleare sono andate ben aldilà del mero aggiustamento burocratico.

Ben diverso il discorso relativo al Regolamento Organico, fondamentale carta federale purtroppo nemmeno sfiorata dai cambiamenti statutari. Eppure non era difficile rendere il Regolamento Organico più attuale. Bastava la volontà del Consiglio Federale, ma sono convinto che non tutti i consiglieri fossero al corrente che sarebbe bastato il loro coinvolgimento diretto per riformare il RO.

La FCI si trova così ad avere uno Statuto da riformare e riformulare in molte parti. Sarà un compito a cui dedicare grandi energie e attenzioni fin dall’inizio del mandato, prevedendo la convocazione di un’Assemblea Straordinaria entro la fine del 2026, ripristinando così anche l’utile confronto di metà mandato. Lavorerò affinché si possa tornare a una sana e costruttiva discussione in Consiglio Federale, organo che ritornerà ad avere la sua naturale centralità, superando l’anacronistica deriva “dell’uomo solo al comando”, frase entrata nella storia del ciclismo per enfatizzare le gesta dei campioni, non per sottolineare lo status di soggetti che agiscono senza controllo.

Sono troppi gli episodi che confermano questo punto di vista. Il Consiglio Federale è stato per troppo tempo relegato a mero passacarte utile a certificare le decisioni assunte con delibere presidenziali, in molti casi senza alcuna reale motivazione di urgenza. Le deleghe ai consiglieri sono state di fatto eliminate e il Consiglio di presidenza ha perso il suo originale ruolo di raccordo. La FCI non è una repubblica presidenziale, e i consiglieri federali non sono pedine inconsapevoli di qualcosa che si decide lontano dal CF. L’Organo centrale deve tornare a essere al servizio del movimento, la sede in cui si discute, si approfondisce e ci si contrappone, sempre con fini costruttivi. Un Consiglio Federale dove è auspicabile entrino le eccellenze che il movimento è in grado di esprimere, dove il merito sia il giusto parametro su cui basare le scelte assembleari.

Desidero lavorare con il massimo impegno affinché la FCI sia davvero unita, una federazione in cui si possa dialogare per far emergere le idee e le soluzioni migliori, dove chi la pensa in maniera diversa non rischi l’emarginazione.
Relegare ai margini chi esprime un pensiero critico ci ha impoverito, demotivando competenze che invece abbiamo il dovere di motivare.

La tecnologia, poi, consente di rendere pubbliche le riunioni, nel totale rispetto dei tesserati e delle società che hanno il diritto di conoscere le modalità di gestione della loro Federazione.

Sarà uno strumento ampiamente utilizzato, democratico, una modalità non più rinviabile per consentire una corretta interazione. Perché è necessario riaprire un dialogo costruttivo, soprattutto con chi lavora sul territorio, uscire dalla pericolosa logica del “con me o contro di me”, un modo di agire che negli anni ha impoverito il movimento di quelle necessarie e fondamentali competenze che ne garantiscono la crescita e lo sviluppo.

Le parole d’ordine saranno Partecipazione, Trasparenza e Democrazia.

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Supporto reale e concreto alle nostre società

L’aiuto economico e formativo alle società di base, consentirà di interrompere e invertire il trend di decrescita che da anni registriamo in tutte le zone del Paese e ci consentirà di essere di nuovo attraenti e competitivi rispetto ad altre discipline sportive, spesso preferite dai giovani e dalle loro famiglie.

Le Società sono da tempo in seria difficoltà, a qualsiasi livello operino. Sarà necessaria un’attenta analisi della situazione, settore per settore, per creare nuove condizioni che facilitino il loro fondamentale lavoro. Ogni ambito affronta problemi diversi, e all’interno di ogni settore le varie categorie si dibattono in problematiche differenti. La nostra è una Federazione complicata, con molte specialità, ma anche per questa ragione con enormi potenzialità. Pertanto non esiste una ricetta che vada bene per tutti.

Gli interventi da attuare saranno modulati anche rispetto al territorio, il nostro Paese non corre alla stessa velocità: a Regioni che tengono il passo, seppure con numeri in notevole calo, si contrappongono Regioni che necessitano di azioni che inneschino un volano virtuoso e che consentano di svolgere attività in situazioni più difficili. È necessaria una precisazione: sono auspicabili solo azioni mirate di supporto, responsabilizzando i Comitati e guidandoli a utilizzare le risorse che verranno messe loro a disposizione, nessun sterile assistenzialismo.

Gli interventi di supporto alle Società giovanili saranno di natura economica e di natura formativa, erogati in sinergia con i Comitati Regionali e Provinciali, con l’obiettivo di porre le Società nelle condizioni di poter svolgere la loro opera sul territorio. L’attività giovanile va supportata, non possiamo più tergiversare.

L’aiuto deve essere concreto, con sgravi di natura economica, considerando la possibilità di rendere meno onerose le prime affiliazioni e i tesseramenti (penso anche, più in generale, al costo tessera dei consiglieri di società), cercando le risorse in altri ambiti e attuando economicità di scala da individuare nel bilancio federale, abbinando un supporto formativo che consenta di modernizzare le strutture societarie e renderle più efficaci, anche nella vitale fase del reclutamento. Il reclutamento, infatti, potrà avere maggiore successo se condotto all’interno di spazi sicuri utili all’attività.

AIUTO ECONOMICO E FORMATIVO ALLE SOCIETA’ DI BASE PER INVERTIRE IL TREND NEGATIVO E RIPARTIRE INSIEME

Velodromi, ciclodromi, impianti di BMX, scuole fuoristrada o strutture/percorsi protetti in genere, dovranno essere messi nelle condizioni di poter accogliere l’utenza giovanile. I Comitati Regionali e Provinciali dovranno operare in questa direzione, trovando sempre a livello centrale la necessaria assistenza anche in termini di collaborazione e aiuto. E lo stesso CF dovrà prevedere un progetto dedicato all’impiantistica, un progetto organico in grado di soddisfare anche le eventuali richieste di Comuni ed Enti periferici.

Sostenere le Società, che rappresentano il principale patrimonio del movimento, ci impone di creare le condizioni affinché le stesse siano in grado di svolgere attività in tutte le categorie, aiutandole a strutturarsi come il ciclismo moderno richiede e mettendole normativamente al riparo dal “saccheggio” che spesso viene perpetrato da realtà concorrenti economicamente più forti.
Questa è da tempo una seria criticità alla quale non si è finora riusciti, o si è scelto, di non dare le dovute risposte, andando ad accentuare le difficoltà delle piccole e medie realtà già gravate da responsabilità e da problematiche di vario genere, che preferiscono rinunciare ai loro progetti di crescita gravati da enormi impedimenti.

Come abbiamo potuto verificare in questi anni, con questo comportamento si alimenta in modo esponenziale l’interruzione dell’attività di centinaia di giovani, depauperando il movimento e contribuendo ad accelerare i ritmi che portano a non rispettare i tempi di crescita fisica e mentale, e a creare, a volte, danni irreparabili.

Il passaggio tra le varie categorie deve essere un fisiologico momento di selezione, non un imbuto con un collo strettissimo dove in troppi rimangono imbrigliati, un bivio doloroso che li costringe a rinunciare alla loro passione e ai loro sogni.

Ogni giovane che smette per mancanza di opportunità rappresenta una sconfitta per l’intero movimento e per i suoi dirigenti. Sarà necessario ripensare il sistema del “premio di valorizzazione”, in armonia con le normative di legge, che deve rappresentare il giusto e legittimo riconoscimento del lavoro svolto dalle Società nella crescita dei giovani e del vivaio.

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Sicurezza: un aspetto primario da tutelare

Un tema fondamentale che sta minando alla base il nostro movimento. L’impegno sarà rivolto ad aiutare il legislatore a ben comprendere le difficoltà e i pericoli che si incrociano sulle nostre strade, contribuendo alla stesura di regole certe ed efficaci, e parallelamente lavorare affinché anche le nostre manifestazioni siano sempre più sicure.

Il titolo dedicato al paragrafo sulla sicurezza potrà sembrare troppo forte, ma non lo è affatto. Il tema è più che mai attuale. La FCI dovrà diventare l’interlocutore principale del legislatore, negli ultimi 20 anni non ha trovato la capacità politica di incidere in nessuna delle tante occasioni in cui il Parlamento ha messo mano al Codice della strada. Contribuire a migliorare la sicurezza dei propri cittadini che utilizzano la bicicletta, per passione o per la loro mobilità, è prioritario anche in funzione agonistica.

Un bambino che per andare a scuola utilizza la bicicletta, può sentire a un certo punto la motivazione di provare a misurarsi con gli amici e da qui manifestare la volontà di competere. Ma se a scuola in bicicletta non ci può andare perché i genitori non si fidano a causa dei pericoli, quel bambino certamente non diventerà mai un ciclista. Sicurezza per chi utilizza la bicicletta è un aspetto pertanto prioritario anche in chiave agonistica. La bicicletta ha enormi potenzialità e davanti a sé occasioni storiche che non possiamo lasciarci sfuggire.

L’emergenza sanitaria ha impresso un’accelerazione ormai inarrestabile verso una diversa sostenibilità delle nostre città, che non consente di ignorare l’utilità della bicicletta.

I meno attenti potrebbero commentare che una federazione olimpica deve preoccuparsi delle proprie medaglie e lasciare ad altri questa incombenza. Sostengo invece, visto anche il ruolo di Sport & Salute, che contribuire alla promozione dell’uso della bicicletta per la “normale” mobilità fa avvicinare all’utilizzo della bicicletta tanti giovani e da questi successivamente usciranno anche praticanti e agonisti.

Lavorare per contribuire a una maggiore sicurezza sulle strade rappresenta una priorità, alimentando la spinta definitiva alla tanto attesa e auspicata modifica del Codice della strada, dove per le gare ciclistiche è divenuta improcrastinabile la modifica dell’art. 9 per una diversa e semplificata procedure delle ordinanze di sospensione temporanea della circolazione, nonché la modifica dell’art. 12 con l’inserimento delle scorte tecniche alle gare ciclistiche tra i soggetti abilitati ai servizi di regolazione del traffico (ovvero senza specifica ordinanza) purché nell’ambito della competizione. La sicurezza deve tenere in considerazione non solo la tutela di chi pedala per spostarsi o allenarsi, ma anche di chi è impegnato nelle manifestazioni.

Il ciclismo non è certamente una disciplina priva di pericoli, ne siamo purtroppo tutti consapevoli, ma non deve fermarsi la ricerca, per le nostre manifestazioni, della massima sicurezza. Allo scopo sarà istituito un protocollo specifico per aiutare le società organizzatrici ad avere i necessari parametri da rispettare nell’organizzazione delle loro manifestazioni, che dovranno essere adeguate a un modello sempre più scrupoloso. Troppi i drammi che hanno caratterizzato le ultime stagioni che non possiamo derubricare a semplici e fatali incidenti. Se non decidiamo di impegnare ogni competenza e ogni sforzo possibile in questa direzione, il ciclismo agonistico corre dei seri rischi. Potrebbe essere il primo passo verso una lenta agonia, un inesorabile declino. Il nuovo CF si impegnerà per l’ottenimento delle frequenze VHF a disposizione degli addetti alla sicurezza delle gare ciclistiche, che il Ministero delle Imprese e del Made in Italy dovrebbe concedere a condizioni agevolate e/o assunte in carico dalla FCI. Altrettanto nei confronti del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti per ottenere l’inserimento negli esami per la patente di guida delle norme che regolano il transito delle gare ciclistiche. Questo strumento è più che mai necessario ed indispensabile per il coordinamento e il posizionamento delle scorte, come avviene da tempo nelle manifestazioni nelle gare professionistiche gestite dalla LCP ma non per le altre categorie.

La sicurezza non può essere discrezionale e dimenticarsi di qualcuno. La sicurezza rappresenta un costo, ne siamo consapevoli, per questa ragione bisognerà ripensare il modello organizzativo, unendo le forze e creando le necessarie sinergie utili a suddividere i costi maggiori e renderli sostenibili.

Le nostre manifestazioni dovranno diventare un modello di riferimento, potranno con ciò garantire standard di sicurezza eccellenti e catalizzare interesse e di conseguenza anche risorse. Il modello non può più essere quello dell’organizzazione al risparmio a discapito della sicurezza, saranno altre le voci su cui si potrà e dovrà eventualmente lavorare, ma non potrà venire meno l’attenzione sulla sicurezza. Ancora oggi in gran parte d’Italia si organizza senza rispettare il disciplinare tecnico; numero di moto insufficienti, senza radio e con conducenti privi di tessera federale, transenne come optional, niente ASA, talvolta senza autorizzazioni e ordinanze, spesso senza conoscere il significato delle prescrizioni in esse contenute.

A tutto ciò dovrebbero sovraintendere le commissioni regionali, osservando, esaminando, per capire dove e come intervenire, come aiutare i Direttori di Corsa e gli organizzatori, assolvendo con ciò alla propria missione con il conforto di budget annuali loro dedicati.

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Direttori di corsa

Una categoria da far crescere e da tutelare

I Direttori di Corsa rappresentano una delle figure fondamentali, centrali per coniugare specificità della gara, la tutela degli atleti, la correttezza organizzativa, il rispetto delle autorizzazioni e delle ordinanze, senza creare danni o ingiustificati disagi alla circolazione stradale. Sarà necessario apportare delle correzioni per adeguare le commissioni dei Direttori di corsa, nazionale e regionali alle nuove esigenze organizzative.

La presidenza delle stesse dovrà tassativamente appartenere ai Direttori di corsa stessi, senza potenziali conflitti di interesse, e per la composizione della CNDCS si dovrà procedere unicamente attraverso criteri di verificata competenza, esperienza ed autorevolezza dei soggetti candidati, che la categoria potrà proporre al CF anche attraverso forme di consultazione interna come peraltro il Regolamento Organico concede ad altre categorie. Alla CNDCS e alla “Formazione Comparto Sicurezza” va rafforzata la responsabilità di tracciare i profili della formazione e delle modalità di poterla sostenere, di concerto con la Scuola dei Tecnici e dei CR, molti dei quali vantano esempi virtuosi da cui prendere spunto.

La formazione è fondamentale e va sviluppata di continuo, non omologata a livelli di minima attività, di quasi sola organizzazione dei corsi di abilitazione e aggiornamento, di scontata ripetitività, di rado abbinata alla volontà di capire come stanno realmente le cose e di come correggerle.

L’attuale formazione della categoria è stata fondamentalmente standardizzata e accentrata, burocratizzata, non sufficiente allo sviluppo dell’intero sistema connesso alla sicurezza delle nostre manifestazioni. Situazioni che comunque non offuscano la qualità media dei nostri Direttori di Corsa, in molti casi autorevoli e scrupolosi, standard che riflette l’alto livello professionale dell’intera categoria.

Il lavoro deve comunque essere costante e capillare per far crescere tutti, aggiornando e incentivando le pratiche per il reclutamento, oggi fatto in modo troppo discontinuo, ordinario, sbrigativo e approssimativo.

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Giudici di gara

Ritorno alla necessaria autonomia, credibilità e imparzialità

Se chiedessimo a chiunque dotato di sufficiente capacità di intendere e di volere, quali qualità richiede ad un giudice, risponderebbe: “autonomia, credibilità, imparzialità”. Il responsabile di categoria ora è nominato dal CF a livello nazionale e dai CR a livello regionale, pertanto infrangendo il primo di questi requisiti, ovvero l’autonomia.

Senza la necessaria autonomia si corrono grossissimi rischi di perdere anche credibilità e imparzialità. Per ridare corpo alla funzione gestionale della categoria devono essere reintrodotte le “indicazioni” dirette, seppure non obbligatorie da recepire da parte dell’organo politico che deve mantenere la possibilità di porre eventualmente, motivandolo, il veto, sulle “indicazioni” ricevute.

Il lavoro deve essere indirizzato alla regolarità tecnica delle corse e della sicurezza dei corridori, ritrovando il necessario equilibrio che spesso nelle ultime stagioni è mancato, tra le varie componenti che esercitano funzioni al seguito delle manifestazioni (Direttori di Corsa, Regolatori, Addetti all’organizzazione) che necessitano di avere ben chiare le loro specifiche funzioni evitando di invadere le altrui competenze, nel rispetto di tutti e con sano spirito di collaborazione tra le parti.

È fondamentale ritornare a una reale collegialità per le designazioni, troppe le situazioni poco chiare connesse a questa procedura.

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Organi di giustizia

Garantire autonomia e reale indipendenza

Lo standard operativo deve essenzialmente basarsi su autonomia e indipendenza. Anche gli organi di giustizia, con il loro operato, sono indispensabili per contribuire al rinnovamento e alla maggiore efficienza dell’apparato federale.

Le regole contenute nei regolamenti sportivi, così come riportato nei Principi di Giustizia emanati dal CONI, devono rappresentare il metro per il giudizio, il ricorso alle leggi ordinarie deve esserci solo per quanto non previsto dai regolamenti sportivi. Importante a mio avviso, rivedere e rimodulare le tasse di accesso alla giustizia, con una più equa distribuzione, abolendo le sanzioni pecuniarie per chi opera senza remunerazione nelle nostre società (escludendo le sanzioni previste dal regolamento tecnico).

Ovvio ripensare il rapporto fra società periferiche e organi centrali di giustizia, non di rado visti come ostili e distanti dalla reale attività.

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Marketing e comunicazione

Professionalità e specifiche competenze. Ambito che ben pianificato si rivelerà un importante strumento per attrarre risorse economiche.

Dal titolo si evince l’obiettivo di ricercare competenze specifiche che sappiano valorizzare il prodotto FCI, dando quel necessario valore aggiunto ai risultati che i nostri atleti conquistano. Va ripensato, anche rispetto alle modifiche apportate recentemente, il sito federale, che oggi appare poco fruibile e intuitivo, utilizzato più per scopi propagandistici, non certo per informare e rappresentare un vero servizio agli affiliati e ai tesserati. Lo stesso KSPORT risulta avere delle grandi e ingiustificate criticità. Qualunque società privata rischierebbe serie sanzioni per mancanza di tutela dei dati, anche sensibili, facilmente “bucabili” da qualsiasi informatico. Una seria criticità è rappresentata dalla mancanza di una procedura di reset o di disattivazione di account per chiunque termini il proprio mandato, risulta pertanto chiaro che esiste un discreto “sommerso” di utenti che hanno comunque accesso senza averne più diritto. La piattaforma necessita di una radicale revisione, rappresenta ormai un prodotto “antichissimo” nel linguaggio informatico, risalente infatti al 2003. L’attività Federale è retta da norme e regolamenti, in particolare la parte dei regolamenti attuativi per loro natura è altamente modificabile, nei tavoli di lavoro delle varie strutture e commissioni spesso si modificano le regole senza la consapevolezza che anche il sistema informatico dovrà cambiare per essere in grado di gestirle.

Le conseguenze sono confusione e disorientamento di chi poi in fase di approvazione o nei campi di gara deve far funzionare la macchina. Utile coinvolgere nelle varie strutture e commissioni una figura che abbia anche le necessarie conoscenze informatiche. Il sito federale dovrà essere migliorato graficamente e potenziato con contenuti di qualità, trasformandolo in reale strumento di servizio, in sinergia con i CR che all’interno dello stesso dovranno trovare lo spazio a loro dedicato per promuovere la propria attività regionale, con gli stessi standard di qualità. Fondamentale un’App in grado di far accedere chiunque per seguire gli eventi prodotti e divulgati, una carta da giocare che ben strutturata potrebbe diventare fonte di ricavo economico a sostegno delle nostre società e dei nostri comitati. La struttura federale sarà di supporto per i CR che sul sito e sulle piattaforme parallele dovranno far “passare” i loro eventi e le loro manifestazioni. Tutti questi strumenti, se attualizzati e utilizzati professionalmente, rappresenteranno una nuova e certa fonte di sostentamento da indirizzare alle attività federali. In questo senso, la FCI dovrà valorizzare la propria attività e superare una posizione “passiva”, cercando qualsiasi opportunità che le consenta di ottenere un proprio spazio nel mercato dell’informazione e della comunicazione.

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Il bilancio federale

Per una distribuzione più equa e moderna delle risorse. Analisi attenta del pregresso, delle spese per il personale e per la struttura centrale. Maggiori risorse ai CR e ai CP. La FCI deve dipendere meno dai contributi pubblici e aprirsi al mondo dell’imprenditoria e del made in Italy e tornare ad avere un bilancio in linea con le aspettative.

È necessaria una premessa: non nascondo la difficoltà di parlare di bilancio federale senza avere la necessaria conoscenza dei numeri. Di recente il movimento è stato messo al corrente della situazione a tutto il 2023. E siamo a un mese dalle elezioni. Penso sia inutile commentare. Quello che è certo, è che il passivo supera (oggi) i 3.000.000 di euro. Se a questa cifra aggiungiamo il lascito positivo della precedente gestione c’è di cui preoccuparsi.

La nuova federazione dovrà ripartire da qui, da un passivo da ripianare e da un’oculato piano di spesa. La federazione “azienda” ha fallito, non ha mai considerato il bilancio preventivo come documento fondamentale per tenere la giusta rotta, non ha mai dato l’impressione di avere una visione, una prospettiva, un obbiettivo da raggiungere. Durante le imbarazzanti vicissitudini irlandesi è sembrato invece tutto opaco, “famigliare”, dilettantesco, casuale. Lo stesso consiglio federale non è stato mai messo al corrente delle decisioni strategiche, semmai le ha subite, esattamente come i CR. Nel caso del Consiglio a suon di delibere presidenziali, cosa che non assolve certo i membri del CF.

Dopo un’analisi attenta del pregresso sarà possibile intavolare una politica di bilancio coerente ed efficace, che non disperda in mille rivoli somme importanti (come è accaduto, ad esempio, per la costosissima quanto deludente comunicazione federale negli ultimi anni). La priorità saranno i CP, i CR e le società.

Perché una federazione non si misura solo dalle medaglie, molte di scarso peso, inserite nei continui riepiloghi “vincenti”. E scrivo queste righe pensando che poche settimane fa il presidente federale ha già affidato a un professionista italo-londinese di sua conoscenza la stesura di un business plan per il prossimo quadriennio! Più che parlare di bilancio è necessario rifarsi al buon senso, qualcosa di raro nella conduzione federale attuale. Una conduzione che rischia di condizionare pesantemente i prossimi anni della FCI. Negli scorsi anni ho avuto modo di apprezzare in tutte le sue sfumature un termine che non conoscevo, almeno nei modi in cui si è concretizzato il suo uso: “piano di rientro”. Ho l’impressione che si tratti di un termine destinato a tornare, purtroppo, d’attualità.

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Doping e antidoping

Tema sempre attuale, su cui è prioritario non abbassare la guardia, anche concentrandosi maggiormente sulla parte formativa ed educativa, investendo risorse che ora sono soprattutto impiegate sul versante punitivo.

Il movimento ha superato, in parte, le gravi difficoltà incontrate in occasione dei tanti scandali vissuti negli ultimi decenni, non ci troviamo più nel picco emergenziale causato da quegli eventi, ma ne scontiamo ancora le conseguenze, su questo non ci sono dubbi.

Ci vorrà ancora tempo e per una disciplina che vive esclusivamente di sponsorizzazioni non potrebbe essere altrimenti. Il grave danno d’immagine subito però, non pare abbia insegnato molto, perché tutto sembra ancora ruotare, anche se non esclusivamente, intorno alla fase punitiva e ancora poco nell’opera di formazione e di contrasto al fenomeno. Al tempo dei fatti che sconvolsero il ciclismo, il movimento, guidato da vertici dirigenziali ben consapevoli di come funzionassero le cose, non fu del tutto capace di sviluppare al proprio interno gli “anticorpi” necessari per correggere e modificare i propri comportamenti.

Furono le Procure della Repubblica a far emergere il fenomeno in tutta la sua gravità. I casi comunque emersi negli anni, seppure meno clamorosi rispetto all’epoca a cui mi riferisco, testimoniano che il problema non è risolto, nonostante qualcuno si vanti del contrario.

La Federazione di uno degli sport maggiormente coinvolti nel doping, deve farsi carico di promuovere campagne d’informazione chiare, rivolte ai più giovani, alle scuole, ai tecnici e alle famiglie.

Per quanto riguarda l’attività di vertice, su cui è fondamentale non abbassare la guardia, occorre chiedere a gran voce che le regole siano più trasparenti rispetto a quanto non lo siano ora, perché la poca trasparenza genera solo sospetti e intacca la credibilità del nostro sport. Il riferimento è al sistema di rintracciabilità a cui i professionisti sono sottoposti, gestito direttamente dall’UCI.

È fin troppo evidente la criticità, ovvero il controllo diretto dell’UCI sui casi che evidenziano delle anomalie e sui quali si accende un alert. Da più parti si sottolinea che lo strumento rischia di essere utilizzato in modo discrezionale, per scopi “politici”. Una gestione autonoma, indipendente e coordinata contribuirebbe a rendere lo strumento, rivelatosi efficace, anche più democratico e al riparo da possibili speculazioni.

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Rapporti istituzionali

CONI e SPORT & SALUTE in Italia, UEC ed UCI a livello internazionale, sono le istituzioni e gli enti sportivi con i quali è fondamentale dialogare in modo costruttivo, ai quali chiedere le attenzioni che il movimento ciclistico italiano merita, per storia e tradizione.

Intrattenere rapporti costruttivi con le istituzioni, non solo sportive, rappresenta una priorità. In Italia soprattutto con il CONI e con SPORT & SALUTE, ai quali chiederemo che il ciclismo e tutte le sue specialità, quelle olimpiche in primis, possano avere a disposizione gli strumenti e le risorse per potersi sviluppare in modo continuativo e duraturo, con particolare attenzione alla realizzazione su tutto il territorio nazionale delle necessarie infrastrutture idonee allo scopo. Un piano da studiare nei minimi dettagli che potrà trovare un riscontro favorevole senza scivolare nell’alto rischio di progettare e realizzare cattedrali nel deserto come in troppe occasioni è purtroppo avvenuto. SPORT & SALUTE sarà un partner strategico, utile per indicare la via per ottenere le risorse e vigilare sulla loro destinazione.

Di altra natura è il rapporto con l’UCI, che nel corso del 2025 rinnoverà le cariche. Ritengo necessario che all’UCI la presenza italiana sia sempre più autorevole, nell’interesse dello stesso ente che spesso negli ultimi anni ha preso iniziative che sembrano assunte da chi il movimento conosce poco. In seconda battuta, pieno appoggio alla costante crescita di un organismo come la UEC. Negli ultimi anni ha sviluppato una notevole mole di lavoro che sarà necessario implementare per aumentarne il peso continentale all’interno della stessa UCI.

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Rapporti con gli enti di promozione

Spesso non si è avuta la giusta attenzione verso il variegato mondo degli amatori, o in alcuni casi un’attenzione indirizzata solo all’“affare potenziale” che rappresentano. Necessario rimodulare strategie e visione, aiutando le tante manifestazioni rivolte al mondo amatoriale a crescere

Le scelte della FCI verso l’attività amatoriale si sono rivelate spesso di non facile applicazione pratica, ostacolando di fatto l’attività sul territorio. L’attenzione sui grandi eventi granfondistici, in particolare stradistici, ha distolto l’attenzione dai numerosi altri eventi minori, abbandonati a loro stessi, spalancando di fatto le porte agli Enti di Promozione Sportiva. Infatti l’attività amatoriale ricorrente è passata prevalentemente nelle mani di questi ultimi. L’effettiva attuazione degli accordi sottoscritti dalla FCI con gli EPS risulta assai critica, molte regole risultano inapplicate dagli Enti a discapito della qualità organizzativa e della sicurezza delle manifestazioni. L’introduzione di organi di controllo si rende più che mai necessaria. La concorrenza tra FCI ed Enti è impari: gli EPS infatti organizzano gare con costi molto più bassi, riducendo al minimo le spese, e le voci che spesso vengono ridimensionate sono quelle rivolte alla sicurezza (anche se non solo). Indispensabile aprire un tavolo di confronto con gli EPS e con le istituzioni preposte affinché tutte le manifestazioni rispettino gli standard minimi previsti avvalendosi di Direttori di corsa e sicurezza tesserati e formati dalla FCI. Rappresenterebbe un gran salto di qualità permettendo alle manifestazioni di svolgersi con criteri uniformi di sicurezza e professionalità. Il mondo amatoriale, nelle sue eccellenze organizzative, può svolgere un ruolo di aiuto nei confronti dell’attività giovanile della FCI e agonistica in genere, soprattutto dal punto di vista economico.

Ritengo sia giunto anche il momento di valutare la possibilità di abbinare ad eventi granfondistici di qualità manifestazioni riservate alle categorie agonistiche, utilizzando strutture e mezzi già presenti. In molti Paesi europei tale operatività è prassi normale, e la circostanza porterebbe benefici a tutto il movimento. Sarà poi importante siglare collaborazioni con le società di cronometraggio, in modo da inserire contemporaneamente all’iscrizione all’evento l’evidenza della stessa nel sistema informatico federale, ora aggiornato anche con le scadenze dei certificati medici, cosa che solleverebbe gli organizzatori da obblighi e responsabilità che non possono essere scaricati solo sulle loro spalle. Il dato oggi è che pochi amatori si iscrivono agli eventi tramite il sistema informatico federale. Gli organizzatori denunciano inoltre la non sempre necessaria presenza dei giudici di gara, in quanto le decisioni vengono assunte dagli organizzatori, dai cronometristi e dalla direzione di gara. Altro aspetto delicato è la regolamentazione del calendario. È necessario cercare di non sovrapporre troppi eventi nello stesso weekend, tutelando soprattutto quegli eventi di comprovata affidabilità ed efficienza organizzativa. Sarà fondamentale rivedere il disciplinare per adattarlo alle reali esigenze degli organizzatori senza abbassare comunque l’asticella sul fronte sicurezza che deve rappresentare la priorità. Utile pensare ad uno strumento che consenta un tesseramento giornaliero più efficace.

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Attività su strada

Necessaria una costruttiva condivisione dei problemi e delle sempre maggiori difficoltà per un settore che rappresenta un’eccellenza del nostro movimento. Deve essere salvaguardato dall’impoverimento causato da un eccesso di burocrazia e di responsabilità che si riflettono in un esponenziale aumento dei costi.

Dal 2004 al 2024 in Italia si sono svolte ben 4 edizioni dei Campionati del Mondo su strada, senza dimenticare la recente storica partenza del Tour de France da Firenze e la prossima partenza della Vuelta dal Piemonte. Un grande evento solitamente ha benefiche ricadute sul movimento sportivo del Paese ospitante, pertanto l’Italia dovrebbe rappresentare, ciclisticamente, il riferimento internazionale. Sappiamo bene che non è così. I segnali positivi di ricaduta sul movimento, a cui servirebbe invece la nascita e l’affermazione di formazioni World Tour italiane, sono francamente insufficienti. L’attività giovanile soffre a causa dell’incertezza economica, delle responsabilità e dei sempre più seri problemi legati alla sicurezza. Sacrifichiamo i nostri giovani sull’altare del risultato a tutti i costi senza preoccuparci del loro futuro, e non è un caso che a livello professionistico i nostri fatichino a trovare una dimensione di alto livello. Nei grandi eventi a tappe non si intravedono atleti in grado lottare al vertice, nelle grandi classiche riusciamo ad alzare la testa a corrente alternata ma siamo lontani dalla costanza di rendimento di un passato recente. Il nostro movimento langue e soffre a ogni livello. I calendari dovranno essere oggetto di un radicale ripensamento, con il fine di uscire da schemi ormai consolidati ma ampiamente superati.

Basterebbe guardare, solo per fare un esempio, ai cugini d’Oltralpe: in Francia, nello stesso periodo considerato in apertura, non si è organizzata nessuna edizioni dei Mondiali (l’ultima risale al 2000, a Plouay). Eppure il movimento francese negli ultimi 15 anni ha fatto un salto di qualità notevole, organizzativo e di risultati. Sono ben 4 le formazioni con licenza WT, contro nessuna italiana. Proviamo a interrogarci sulle cause, magari spogliandoci dall’arroganza che spesso ci contraddistingue quando a torto ci riteniamo i portatori del verbo ciclistico, indossando invece i panni umili e attenti per provare seriamente a risalire la china. Siamo in crisi profonda, di idee, di progetti e di conseguenza di risorse, fondamentali per iniziare a risalire. La FCI deve riprendersi il ruolo che le spetta, deve rappresentare parte attiva in tutte quelle funzioni necessarie all’organizzazione di eventi, promuovendo centri di costo atti a far risparmiare gli organizzatori per i costi di allestimenti e strumenti per la messa in sicurezza. Necessario pensare a politiche di contenimento del pauroso calo di tesserati e di incentivi per le società giovanili affinché si aprano maggiormente a un’attività multidisciplinare, nonché necessario porre in essere progetti atti a tamponare l’abbandono precoce dell’attività.

Il ciclismo su strada rimane la vetrina più importante a livello professionistico. Per provare a crescere dobbiamo arginare l’impoverimento delle nostre realtà di base e, con serie ed efficaci politiche di sostegno, creare le condizioni affinché ne nascano di nuove. Abbinando un serio progetto di promozione su scala nazionale da strutturare con il ministero della pubblica istruzione, abbiamo il potenziale per entrare negli istituti scolastici di vario livello per proporre la nostra disciplina in tutte le sue specialità, attirando interesse e giovani che dovranno necessariamente trovare collocazione in una società che consenta loro di muovere i primi passi. Abbiamo l’esigenza di tornare ad avere una voce ancora più autorevole a livello internazionale, soprattutto nei tavoli dove si gestiscono le varie categorie internazionali (Junior/Under/Elite) maschili e femminili. I dirigenti italiani che occupano e occuperanno ruoli apicali a livello internazionale possono avere la forza di portare all’attenzione le istanze del nostro movimento se hanno una federazione autorevole a sostenerli. In caso contrario continueremo a cedere il passo come avvenuto nell’ultimo cruciale quadriennio. Le categorie junior e under necessitano di serie riforme, e che il tutto avvenga con la nostra complice assenza non è accettabile. Una dirigenza attenta, responsabile e consapevole tenta di portare il proprio necessario contributo, anche cercando sponde in altre federazioni con i nostri stessi problemi, invece inadeguatezza ed incapacità non aiutano certamente a fare passi in avanti. La riforma stessa del WT verso la quale si sta andando, impedirà il rilascio di nuove licenze fino ad oltre il 2030. I nostri team Professional rischiano dal 2026 di non poter più accedere alle Wild Card, anche per gli eventi che si corrono sul nostro territorio.

Tutto ciò accade senza alcuna presa di posizione da parte dell’attuale dirigenza, impegnata ad autoincensarsi attingendo alla propaganda, nella totale inconsapevolezza di ciò che sta accadendo. Il ciclismo professionistico attira sempre più maggiori investimenti, grandi fondi guardano al ciclismo come una risorsa dopo essere sbarcati nel calcio, nella F1, nel motociclismo e nel tennis. In alcuni casi sono portatori di idee innovative e di importanti risorse. Noi continuiamo ad essere spettatori disinteressati. Gli investitori stanno già bussando alle porte del player organizzativo più importante del nostro movimento, che potrebbe anche ritenere conveniente cedere la titolarità degli eventi che organizza. Siamo pronti per affrontare un accadimento del genere? Non credo. D’altra parte non merita commenti l’infinita gestione commissariale della LCP. Definirla fallimentare è riduttivo, e tutto è accaduto con il benestare dei vertici federali e della segreteria generale. La parentesi gestita dai “saggi” ha prodotto danni economici per la LCP stessa, con risvolti che potrebbero interessare anche le già appesantite casse federali. Quanti inconvenienti può creare la mancanza di competenze specifiche in ruoli così delicati? Lo possiamo vedere plasticamente nella imbarazzante gestione commissariale della LCP. Il tempo dell’incompetenza è finito, speriamo che non sia scaduto anche quello per il recupero del poco che resta del nostro settore professionistico.

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Attività su pista

Un vero rilancio, che parta dalla base, garantendo un continuo ricambio al vertice, obiettivo che un movimento come quello italiano ha il dovere di perseguire. Impostare le basi per un moderno settore della velocità, che oltre a rappresentare il 50% delle specialità olimpiche, consente strette sinergie con il settore olimpico BMX/MTB Eliminator.

La nuova Federazione sarà impegnata in prima linea nel censire lo stato dell’arte dell’impiantistica sul territorio Nazionale e procedere con le seguenti azioni, concertate con i vari Comitati Regionali:

  • Potenziare e rafforzare l’attività nei Centri che negli anni non hanno mai smesso di funzionare e di erogare servizi.
  • Riattivare immediatamente l’attività dove ne esistano le condizioni, intervenendo in sinergia con il CR nella scelta del tecnico, del preparatore del meccanico e con l’assegnazione del necessario materiale.
  • Sollecitare in modo sensibile le realtà che per mancanza di iniziativa hanno rinunciato a far lavorare i Centri, pertanto impegnarsi direttamente con le Amministrazioni affinché gli impianti possano tornare a erogare servizi.
  • Già dal 2025 sarà richiesto ai CR di impostare un calendario regionale o/e interregionale, e con esso un calendario Nazionale che vedrà il suo apice con lo svolgimento dei Campionati Nazionali. Ai CR verrà richiesto un elenco di manifestazioni che consenta ovunque uno sviluppo delle attività, seguendo un piano di lavoro centralizzato che sarà indicato dalla Struttura tecnica nazionale.
  • L’attività su pista dovrà diventare importante per la crescita dei nostri giovani, perciò verranno messe in atto tutte quelle forme di sostegno necessarie a perseguire lo scopo.
  • Con le amministrazioni locali, con il CONI e con i vari Enti sportivi ed amministrativi, la nuova Federazione incentiverà le energie per dotare il territorio Nazionale di impianti indoor utili all’allenamento e ospitare manifestazioni.
  • Dal punto di vista prettamente tecnico, ambito che sarà demandato ai nuovi responsabili, la nuova Federazione sarà impegnata a sviluppare ulteriormente il settore velocità, maschile e femminile. La via per ritornare ai vertici di questo strategico settore è quella di stringere collaborazioni con federazioni di altri Paesi e consentire ai nostri tecnici importanti periodi di formazione all’estero, utili per acquisire le necessarie competenze da applicare successivamente per sviluppare il settore di casa nostra.

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Attività fuoristrada

XC, Marathon, DH, Trial, Enduro e Ciclocross. Settore sempre più determinante numericamente in seno alla FCI, rappresentativo del 50% della nostra forza, verso il quale non c’è stata negli ultimi anni grande considerazione.

Settore in grandissima crescita, anche di tesserati, sempre più accattivante per i giovani. Lo sbarco nel programma Olimpico del Cross Country nel lontano 1996 ha aumentato in modo esponenziale l’interesse, ulteriormente cresciuto con i tanti campioni, uomini e donne, che iniziando a muovere le prime pedalate sulle ruote grasse, sono riusciti ad arrivare ai vertici anche del ciclismo su strada, conquistando i traguardi più importanti del calendario internazionale.

Saranno potenziati e migliorati i circuiti nazionali, oggi affidati a organizzatori esterne, che dovranno ritornare a rappresentare momento di crescita atletica per i nostri atleti di punta e per i giovani che si affacciano alla specialità. La nuova Federazione lavorerà con attenzione e progettualità verso il settore, privilegiando le discipline Olimpiche ma con grande attenzione verso tutte le altre, consapevole che siano utili alla crescita tecnica e caratteriale dei giovani.

La nuova Federazione dovrà rappresentare il riferimento per quei territori che su queste discipline vorranno investire, comprendendone gli sbocchi anche di natura turistica e spettacolare, con ciò contribuendo alla creazione di percorsi specifici, in linea con gli elevati standard tecnici richiesti nelle competizioni internazionali.

Le stesse agevolazioni pensate per le società giovanili tradizionali, per sollevarle da alcuni costi, saranno applicate anche alle società impegnate nel fuoristrada, oltre al necessario supporto in dotazione tecnica e di personale per gestire gli impianti utili anche al lavoro delle Squadre Nazionali.
Necessario, poi, incentivare le località di montagna a realizzare Bike Park da dedicare alle varie specialità del fuoristrada: downhill, freeride, pump track.

A queste iniziative andrà associata una maggiore considerazione per i Maestri di Ciclismo Fuoristrada, progetto prioritario purtroppo abbandonato senza un motivo reale, lavorando in sinergia con le Regioni per il riconoscimento professionale di queste figure che potenzieranno anche l’offerta turistica.

I risultati e le competenze organizzative devono anche essere utili al reperimento di risorse, necessario pertanto dotarsi delle competenze utili alla valorizzazione del prodotto, a beneficio dell’attività.

Il settore Marathon, importante per il movimento, andrà potenziato e dotato della necessaria visibilità, abbinando agli eventi anche prove Cross Country e giovanili nello stesso week-end, almeno dove ciò è possibile.

Necessario stringere collaborazioni con le società di servizi cronometraggio, affinché l’iscrizione appaia anche nel sistema informatico federale, sollevando gli organizzatori e i partecipanti dall’incombenza e dai relativi obblighi.

Attenzione anche per il Ciclocross, prossima disciplina Olimpica. Negli anni, grazie anche al lavoro di promozione svolto in alcune Regioni, ha coinvolto numeri sempre più alti di praticanti. Per le particolari caratteristiche della disciplina e per la incontestabile valenza tecnica, la nuova Federazione sarà impegnata a supportare la promozione delle iniziative, contribuendo a migliorarne ulteriormente la qualità e l’interesse, e tramite la nuova struttura tecnica di settore, armonizzare i calendari evitando dannose sovrapposizioni e guardando con attenzione anche a quegli atleti che si affacciano per la prima volta alla disciplina. Importante incrementare la formazione dei tecnici e la realizzazione sul territorio nazionale di almeno 2 centri federali per le specialità del fuoristrada, utili e funzionali alla crescita degli atleti e dei quadri tecnici.

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Attività BMX

Disciplina entrata dal 2008 nel programma dei Giochi. Scontiamo un gap strutturale e organizzativo pesante, accumulato per mancanza della necessaria attenzione e supporto. Necessaria la formazione di tecnici all’altezza del compito.

Il settore BMX è altamente specifico al pari del settore della velocità su pista, non è infatti un caso che ci si trovi in colpevole ritardo. Infatti dove è necessario investire con progettualità e oculatezza, immancabilmente segniamo il passo, constatazione che purtroppo rappresenta un’amara realtà. Il settore va potenziato istituendo una struttura tecnica specifica, in linea con le carte federali, coadiuvata da una commissione che tra le mansioni abbia anche il supporto per le società che gestiscono gli impianti di riferimento. Una specialità spettacolare come il BMX non può essere ghettizzata come avviene ora, con un’attività che prevalentemente si svolge in Veneto, Lombardia e Umbria. Tra queste strutture Verona ha ottenuto negli ultimi anni molte attenzioni e relativo sostegno economico, ma non possiamo pensare di sviluppare il settore prestando attenzione alla sola struttura Scaligera, che va comunque considerata come un riferimento. L’intero territorio nazionale va coperto e attrezzato per consentire alla realtà BMX di spiccare definitivamente il volo. Altro aspetto fondamentale la formazione tecnica, che deve essere specifica e specialistica, stringendo collaborazioni e sinergie anche con altre federazioni Europee, consentendo ai tecnici più meritevoli di fare esperienze formative di alto livello. Dovrà essere potenziata la proposta formativa del Centro Studi ormai standardizzata, che invece dovrà riservare attenzioni specifiche a un settore come il BMX che necessità di un continuo aggiornamento e studio per i tecnici.

solo verso i tecnici ma anche verso i responsabili dei Centri, aiutandoli ad acquisire le necessarie competenze per sviluppare gli impianti in gestione anche negli ambiti di management e marketing sportivo.
Utile uniformare i regolamenti e attenersi al rispetto del regolamento internazionale contrariamente a quanto accade ora, dove la commissione tecnica regionale decide autonomamente il regolamento da adottare nelle specifiche manifestazioni, creando incomprensioni e malumori. Sarà necessario impostare una sinergia continua con il settore della velocità su pista, molteplici esperienze testimoniano come i due settori siano sinergici e compatibili tra loro.

Non è certamente un caso che i nuovi velodromi che nascono in diversi Paesi vengano realizzati con annesso un impianto di BMX. Anche su questo tema strategico arriviamo tardi e dovremo impegnarci per colmare il divario che ci divide dai Paesi più evoluti. I molti giovani che si affacciano alla disciplina e le tante famiglie che li sostengono, vanno aiutati e supportate nella prima fase, ovvero fino a quando non potremo contare su una copertura impiantistica capillare e ben distribuita su tutto il territorio nazionale, sostenendo gli atleti anche dal punto di vista economico. Una disciplina olimpica va sostenuta e promossa e non lasciata a quasi totale carico delle famiglie.

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Paraciclismo

Settore da valorizzare dando risposte serie alle reali esigenze.

La visibilità crescente di cui il settore gode ha contribuito ad aumentarne l’attenzione e di riflesso, la stima e l’ammirazione per questi straordinari atleti, per la forza, non solo fisica, che esprimono. Sarà necessario regolamentare e incentivare le manifestazioni, essere di sostegno alle realtà produttive che investono somme rilevanti in ricerca tecnologica di cui il settore beneficia. Le aziende devono avere nella FCI un partner qualificato capace di contribuire alla crescita del movimento e al miglioramento dell’aspetto prioritario della sicurezza, su cui non è concesso abbassare la guardia. Da consolidare i rapporti con Comitato Italiano Paralimpico, contribuendo ad aumentare la visibilità riservata a questo settore. La nuova Federazione dovrà farsi portavoce a livello internazionale della necessità di ripensare a un criterio più consono e condiviso per suddividere le categorie in base alla tipologia di handicap, spesso oggetto di polemiche e dubbi che incrinano la trasparenza e la credibilità dell’intero movimento. Al settore bisogna riservare la dignità che a gran voce richiede, nonché il sostegno economico necessario per valorizzare anche l’aspetto sociale, non solo sportivo, che rappresenta il mettersi in gioco dopo un trauma. Lo sport rappresenta una forma di riscatto personale utile a rafforzare l’autostima e l’accettazione della nuova condizione con cui si dovrà convivere, pertanto tutti gli strumenti utili a migliorare le condizioni fisiche e mentali dei soggetti praticanti rappresenteranno un investimento.

Sarà importante che la nuova Federazione diventi il principale interlocutore con il legislatore per individuare le forme di sostegno per l’acquisto di mezzi, ora solo in minima parte detraibili fiscalmente, a fronte di costi invece molto rilevanti. Il Centro Studi dovrà dotarsi di strumenti utili alla formazione di direttori di gara, giudici e motociclisti, preparandoli a gestire le specificità del settore ed impegnarsi con programmi di formazione di tecnici con competenze specifiche. Sarà inoltre prioritario scrivere un regolamento specifico e non utilizzare di fatto quello esistente per le manifestazioni dedicate a normodotati. La Squadra Nazionale di paraciclismo rappresenterà uno dei settori delle Squadre Nazionali, per le quali si rimanda al capitolo successivo, con la propria struttura tecnica specifica di riferimento a supporto. Aprire al tesseramento per atleti paralimpici cicloturisti, lavorare per innalzare il livello di educazione e rispetto iniziando dalle scuole e dai giovani, con programmi specifici da concordare con il ministero di competenza. Lavorare sinergicamente con INAIL per proporre progetti specifici a favore del paraciclismo. Anche nella realizzazione di infrastrutture pubbliche, le amministrazioni dovranno trovare nella nuova Federazione un valido interlocutore per le necessarie specifiche consulenze nella realizzazione delle stesse anche a favore dell’utenza paralimpica, sia questa agonistica o cicloturistica. Lavorare sull’inclusione dei giovani portatori di handicap che possono svolgere attività con i compagni e invece vengono affidati ad insegnanti di sostegno di fatto escludendoli. Sarà costituita una specifica struttura tecnica che si occuperà dell’organizzazione del settore.

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Squadre nazionali

Eccellenza agonistica, organizzativa, tecnica ed etica. Catalizzatore di risorse e modello organizzativo innovativo. Esperienza formativa per atleti e tecnici.

Le Squadre Nazionali rappresentano il gioiello della struttura federale, eccellenza agonistica, tecnica ed etica. L’esperienza in Nazionale riveste un momento di crescita per i nostri atleti, e un momento formativo indimenticabile soprattutto per i giovani. Il progetto presentato dal sottoscritto nel suo programma 2021 prevedeva un’impostazione fotocopia di quanto realizzato dall’attuale gestione, pertanto l’ulteriore sviluppo e ammodernamento della struttura va pianificato sulla sua organizzazione ed efficienza.

La Squadra Nazionale sarà il catalizzatore di risorse sia per le eccellenze che rappresenterà, sia per il necessario e vitale supporto comunicativo di cui disporrà. È infatti sorprendente come, in questi anni, la comunicazione a sostegno dei risultati raggiunti dai nostri atleti sia stato di fatto quasi ignorata. Solo estemporanee iniziative prive della necessaria progettualità e pertanto inconsistenti sotto il profilo del ritorno d’immagine ed economico.

Le risorse arrivano, attirandole a fronte di progetti seri e credibili, supportati da iniziative di comunicazione professionali. Questo sarà il percorso che verrà attuato con le Squadre Nazionali, che potranno con ciò sfruttare il grande potenziale di cui dispongono e fino ad ora in gran parte inespresso.

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LAVORIAMO INSIEME PER RILANCIARE IL CICLISMO ITALIANO!

Il cambiamento parte da un’idea condivisa, scriviamo insieme il futuro della nuova FCI!