Le discipline
Strada
Necessaria una costruttiva condivisione dei problemi e delle sempre maggiori difficoltà per un settore che rappresenta un’eccellenza del nostro movimento. Deve essere salvaguardato dall’impoverimento causato da un eccesso di burocrazia e di responsabilità che si riflettono in un esponenziale aumento dei costi.
Dal 2004 al 2020 in Italia si sono svolte ben 4 edizioni dei Campionati del Mondo su strada, 2 in Spagna e 2 in Austria, 1 in Germania, Svizzera, Australia, Danimarca, Paesi Bassi, Stati Uniti, Qatar, Norvegia e Gran Bretagna.
Un grande evento solitamente ha benefiche ricadute sul movimento sportivo del Paese ospitante, pertanto l’Italia dovrebbe rappresentare, ciclisticamente, il riferimento internazionale. Sappiamo bene che non è così.
Quello che questi eventi hanno lasciato, prematuro naturalmente valutare Imola 2020, è stata una grande scia di polemiche e soprattutto debiti da ripianare con l’aiuto delle istituzioni con scarsi segnali di ricaduta positiva sul movimento, a cui servirebbe invece la nascita e l’affermazione di formazioni World Tour italiane (solo per fare un esempio).
L’attività giovanile soffre sempre più a causa dell’incertezza economica, delle responsabilità e dei sempre più seri problemi legati alla sicurezza. Sacrifichiamo i nostri giovani sull’altare del risultato a tutti i costi senza preoccuparci del loro futuro, forse non è un caso che a livello professionistico i nostri fatichino a trovare una dimensione di alto livello. Nei grandi eventi a tappe non si vedono atleti in grado di ereditare il pesante testimone di Vincenzo Nibali, nelle grandi classiche riusciamo ad alzare la testa a corrente alternata ma siamo lontani dalla costanza di rendimento di un passato recente. Il nostro movimento langue e soffre a tutti i livelli, necessitiamo di una radicale revisione di calendario, dobbiamo trovare il coraggio di uscire da schemi ormai consolidati ma ampiamente superati.
Basterebbe guardare, solo per fare un esempio, ai cugini d’Oltralpe: in Francia nello stesso periodo tenuto in considerazione poco fa non si è organizzata nessuna edizioni dei Mondiali, l’ultima infatti risale al 2000 a Plouay. Eppure il movimento Francese negli ultimi 15 anni ha fatto un salto di qualità notevolissimo, organizzativo e di risultati. Sono ben 3 le formazioni con licenza WT, contro nessuna italiana. Proviamo a interrogarci sulle cause, magari spogliandoci dall’arroganza che spesso ci contraddistingue quando a torto ci riteniamo i portatori del verbo ciclistico, indossando invece i panni umili e attenti per provare seriamente a risalire la china. Siamo in crisi profonda, di idee, di progetti e di conseguenza di risorse, fondamentali per iniziare a risalire. La crisi economica ha colpito tutti, ma ciò che manca è un progetto serio. Anche la stessa LCP va ripensata.
Probabilmente, anzi ne sono convinto, manca anche quella necessaria lungimiranza da parte dell’ente organizzativo più importante del nostro Paese, ovvero RCS, che dovrebbe assumere il ruolo di guida per l’intero movimento, proprio come è accaduto in Francia sotto la guida di ASO. Sarà compito primario della nuova FCI farsi portavoce della necessità di dialogare tra tutte le parti in causa, grandi e piccole, con l’intento di contribuire alla necessaria sintesi per ritornare ad avere una voce univoca e forte sui tavoli internazionali. Dopo un periodo di contrapposizione (un po’ forzata) con l’UCI, i rappresentanti italiani in sede internazionale si sono adeguati alla politica di chi conta più di noi.
La FCI deve riprendersi il ruolo che le spetta, deve rappresentare parte attiva in tutte quelle funzioni necessarie all’organizzazione di eventi, promuovendo centri di costo atti a far risparmiare gli organizzatori per i costi di allestimenti e strumenti per la messa in sicurezza. Necessario pensare a politiche di contenimento del pauroso calo di tesserati e di incentivi per le società giovanili affinché si aprano maggiormente a un’attività multidisciplinare, nonché necessario porre in essere progetti atti a tamponare l’abbandono precoce dell’attività.
Pista
Un vero rilancio, che parta dalla base, garantendo un continuo ricambio al vertice, obiettivo che un movimento come quello italiano ha il dovere di perseguire. Impostare le basi per un moderno settore della velocità, che oltre a rappresentare il 50% delle specialità olimpiche, consente strette sinergie con il settore olimpico BMX/MTB Eliminator.
La nuova Federazione sarà impegnata in prima linea nel censire lo stato dell’arte dell’impiantistica sul territorio Nazionale e procedere con le seguenti azioni, concertate con i vari Comitati Regionali:
- Potenziare e rafforzare l’attività nei Centri che negli anni non hanno mai smesso di funzionare e di erogare servizi.
- Riattivare immediatamente l’attività dove ne esistano le condizioni, intervenendo in sinergia con il CR nella scelta del tecnico, del preparatore del meccanico e con l’assegnazione del necessario materiale.
- Sollecitare in modo sensibile le realtà che per mancanza di iniziativa hanno rinunciato a far lavorare i Centri, pertanto impegnarsi direttamente con le Amministrazioni affinché gli impianti possano tornare a erogare servizi.
- Già dal 2022 sarà richiesto ai CR di impostare un calendario regionale o/e interregionale, e con esso un calendario Nazionale che vedrà il suo apice con lo svolgimento dei Campionati Nazionali. Ai CR verrà richiesto un calendario di manifestazioni che consenta ovunque uno sviluppo delle attività, seguendo un piano di lavoro centralizzato che sarà indicato dalla Struttura tecnica nazionale.
- L’attività su pista dovrà diventare importante per la crescita dei nostri giovani, perciò verranno messe in atto tutte quelle forme di sostegno necessarie a perseguire lo scopo.
- Con le amministrazioni locali, con il CONI e con i vari Enti sportivi ed amministrativi, la nuova Federazione incentiverà le energie per dotare il territorio Nazionale di impianti indoor utili all’allenamento e ospitare manifestazioni.
- Dal punto di vista prettamente tecnico, ambito che sarà demandato ai nuovi responsabili, la nuova Federazione sarà impegnata a organizzare la ristrutturazione di un settore velocità, maschile e femminile, colmando con ciò una lacuna vergognosa per un movimento come quello italiano. La via per ritornare ad impegnarsi su questo strategico settore è quella di stringere collaborazioni con federazioni di altri Paesi e consentire ai nostri tecnici dei periodi di formazione all’estero, utili per acquisire le necessarie competenze da applicare successivamente per impostare il settore di casa nostra.
Fuoristrada
XC, Marathon, DH, Trial, Enduro e Ciclocross. Settore sempre più determinante numericamente in seno alla FCI, rappresentativo del 50% della nostra forza, verso il quale non c’è stata negli ultimi anni grande considerazione.
Settore in grandissima crescita, anche di tesserati, sempre più accattivante per i giovani. Lo sbarco nel programma Olimpico nel lontano 1996 del Cross Country ha aumentato in modo esponenziale l’interesse, ulteriormente cresciuto con i tanti campioni, uomini e donne, che iniziando a muovere le prime pedalate sulle ruote grasse, sono riusciti ad arrivare ai vertici anche del ciclismo su strada, conquistando i traguardi più importanti del calendario internazionale. Saranno potenziati e migliorati i circuiti nazionali, oggi affidati a organizzazioni esterne, che dovranno ritornare a rappresentare momento di crescita atletica per i nostri atleti di punta e per i giovani che si affacciano alla specialità.
La nuova Federazione lavorerà con attenzione e progettualità verso il settore, privilegiando le discipline Olimpiche ma con grande attenzione verso tutte le altre, consapevole di come siano utili alla crescita tecnica e mentale dei giovani. La nuova Federazione dovrà rappresentare il riferimento per quei territori che su queste discipline vorranno investire, capendone gli sbocchi anche di natura turistica e spettacolare, con ciò contribuendo alla creazione di percorsi specifici, in linea con gli elevati standard tecnici richiesti nelle competizioni internazionali. Le stesse agevolazioni pensate per le società giovanili tradizionali, per sollevarle da alcuni costi, saranno applicate anche alle società impegnate nel fuoristrada, oltre al necessario supporto in dotazione tecnica e di personale per gestire gli impianti utili anche al lavoro delle Squadre Nazionali. Necessario, poi, incentivare le località di montagna a realizzare Bike Park da dedicare alle varie specialità del fuoristrada: downhill, freeride, pump track.
A queste iniziative andrà associata una maggiore considerazione per Maestri di Ciclismo Fuoristrada, progetto prioritario purtroppo abbandonato senza un motivo reale, lavorando in sinergia con le Regioni per il riconoscimento professionale di queste figure che potenzieranno anche l’offerta turistica. I risultati e le competenze organizzative devono anche essere utili al reperimento di risorse, necessario pertanto dotarsi delle competenze utili alla valorizzazione del prodotto, a beneficio dell’attività.
Il settore Marathon, importante per il movimento, andrà potenziato e dotato della necessaria visibilità, abbinando agli eventi anche prove Cross Country e giovanili nello stesso week-end, almeno dove ciò è possibile. Necessario stringere collaborazioni con le società di servizi cronometraggio, affinché l’iscrizione appaia anche nel sistema informatico federale, sollevando gli organizzatori e i partecipanti dall’incombenza e dai relativi obblighi.
Attenzione anche per il Ciclocross, che non è una disciplina Olimpica ma potrebbe entrare nel programma dei Giochi. Negli anni, grazie anche al lavoro di promozione svolto in alcune Regioni, ha coinvolto numeri sempre più alti di praticanti. Per le particolari caratteristiche della disciplina e per la incontestabile valenza tecnica, la nuova Federazione sarà impegnata a supportare la promozione delle iniziative, contribuendo a migliorarne ulteriormente la qualità e l’interesse, e tramite la nuova struttura tecnica di settore, armonizzare i calendari evitando dannose sovrapposizioni e guardando con attenzione anche a quegli atleti che si affacciano per la prima volta alla disciplina.
BMX
Disciplina entrata dal 2008 nel programma dei Giochi. Scontiamo un gap strutturale e organizzativo pesante, accumulato per mancanza della necessaria attenzione e supporto. Necessaria la formazione di tecnici all’altezza del compito.
Il settore BMX è altamente specifico al pari del settore della velocità su pista, non è infatti un caso che ci si trovi in colpevole ritardo. Infatti dove è necessario investire con progettualità e oculatezza, immancabilmente segniamo il passo, constatazione che purtroppo rappresenta un’amara realtà. Il settore va potenziato istituendo una struttura tecnica specifica, coadiuvata da una commissione che tra le mansioni abbia anche il supporto per le società che gestiscono gli impianti di riferimento. Una specialità spettacolare come il BMX non può essere ghettizzata come avviene ora, con un’attività che prevalentemente si svolge in Veneto, Lombardia ed Umbria.
Tra queste strutture Verona ha ottenuto negli ultimi anni molte attenzioni e relativo sostegno economico, ma non possiamo pensare di sviluppare il settore prestando attenzione alla sola struttura Scaligera, che va comunque considerata come un riferimento. L’intero territorio nazionale va coperto e attrezzato per consentire alla realtà BMX di spiccare definitivamente il volo. Altro aspetto fondamentale la formazione tecnica, che deve essere specifica e specialistica, stringendo collaborazioni e sinergie anche con altre federazioni Europee, consentendo ai tecnici più meritevoli di fare esperienze formative di alto livello. Dovrà essere potenziata la proposta formativa del Centro Studi ormai standardizzata, che invece dovrà riservare attenzioni specifiche ad un settore come il BMX che necessità di un continuo aggiornamento e studio per i tecnici.
La formazione dovrà concentrarsi non solo verso i tecnici ma anche verso i responsabili dei Centri, aiutandoli ad acquisire le necessarie competenze per sviluppare gli impianti in gestione anche negli ambiti di management e marketing sportivo. Utile uniformare i regolamenti e attenersi al rispetto del regolamento internazionale contrariamente a quanto accade ora, dove la commissione tecnica regionale decide autonomamente il regolamento da adottare nelle specifiche manifestazioni, creando incomprensioni e malumori. Sarà necessario impostare una sinergia continua con il settore della velocità su pista, molteplici esperienze testimoniano come i due settori siano sinergici e compatibili tra loro. Non è certamente un caso che i nuovi velodromi che nascono in diversi Paesi, vengano realizzati con annesso un impianto di BMX.
Anche su questo tema strategico arriviamo tardi e dovremmo impegnarci per ricucire il divario che ci divide dai Paesi più evoluti. I molti giovani che si affacciano alla disciplina e le tante famiglie che li sostengono, vanno aiutati e supportate nella prima fase, ovvero fino a quando non potremo contare su una copertura impiantistica capillare e ben distribuita su tutto il territorio nazionale, sostenendo gli atleti anche dal punto di vista economico. Una disciplina olimpica va sostenuta e promossa e non lasciata a quasi totale carico delle famiglie.
Paraciclismo
Settore da valorizzare dando risposte serie alle reali esigenze.
La visibilità crescente di cui il settore gode ha contribuito ad aumentarne l’attenzione e di riflesso, la stima e l’ammirazione per questi straordinari atleti, per la forza, non solo fisica, che esprimono. Sarà necessario regolamentare e incentivare le manifestazioni, essere di sostegno alle realtà produttive che investono somme rilevanti in ricerca tecnologica di cui il settore beneficia. Le aziende devono avere nella FCI un partner qualificato capace di contribuire alla crescita del movimento e al miglioramento dell’aspetto prioritario della sicurezza, su cui non è concesso abbassare la guardia. Da consolidare i rapporti con Comitato Italiano Paralimpico, contribuendo ad aumentare la visibilità riservata a questo settore.
La nuova FCI dovrà farsi portavoce a livello internazionale della necessità di ripensare a un criterio più consono e condiviso per suddividere le categorie in base alla tipologia di handicap, spesso oggetto di polemiche e dubbi che incrinano la trasparenza e la credibilità dell’intero movimento. Al settore bisogna riservare la dignità che a gran voce richiede, nonché il sostegno economico necessario per valorizzare anche l’aspetto sociale, non solo sportivo, che rappresenta il mettersi in gioco dopo un trauma. Lo sport rappresenta una forma di riscatto personale utile a rafforzare l’autostima e l’accettazione della nuova condizione con cui si dovrà convivere, pertanto tutti gli strumenti utili a migliorare le condizioni fisiche e mentali dei soggetti praticanti rappresenteranno un investimento.
Sarà importante che la nuova FCI diventi il principale interlocutore con il legislatore per individuare le forme di sostegno per l’acquisto di mezzi, ora solo in minima parte detraibili fiscalmente, a fronte di costi invece molto rilevanti. Il Centro Studi dovrà dotarsi di strumenti utili alla formazione di direttori di gara, giudici e motociclisti, preparandoli a gestire le specificità del settore ed impegnarsi con programmi di formazione di tecnici con competenze specifiche. Sarà inoltre prioritario scrivere un regolamento specifico e non utilizzare di fatto quello esistente per le manifestazioni dedicate a normodotati.
La Squadra Nazionale di paraciclismo rappresenterà uno dei rami della Struttura Squadra Nazionale, per la quale si rimanda al capitolo successivo, con la propria struttura tecnica specifica di riferimento a supporto.
Squadre nazionali
Eccellenza agonistica, organizzativa, tecnica ed etica. Catalizzatore di risorse e modello organizzativo innovativo. Esperienza formativa per atleti e tecnici.
Le Squadre Nazionali rappresentano il gioiello della struttura federale, eccellenza agonistica, tecnica ed etica. L’esperienza in Nazionale riveste un momento di crescita per i nostri atleti, e un momento formativo indimenticabile soprattutto per i giovani. Il progetto prevede di impostare un modello simile, per struttura e organizzazione, a un team di alto livello con a capo un Team Manager con responsabilità dirette di coordinamento e di organizzazione. Nella Squadra Nazionale confluiranno tutti i settori, olimpici e non, che avranno ognuno la loro specifica struttura tecnica di riferimento. La struttura della Squadra Nazionale sarà organizzata con magazzino, ufficio logistico e tutti gli aspetti necessari a un buon funzionamento.
La Squadra Nazionale avrà il supporto del Centro Studi, struttura di sostegno che ritornerà anche a una sua antica funzione, ovvero fare ricerca tecnologica. Il progetto prevede la presenza di personale dedicato: magazzinieri, meccanici, massaggiatori, fisioterapisti, preparatori, struttura medica e paramedica, gestiti dal Team Manager in relazione alle esigenze dei vari gruppi. La Squadra Nazionale avrà un budget specifico, non necessariamente suddiviso per gruppi, gestito dal Team Manager sulla base delle indicazioni del CF.
In questi mesi particolari e complicati, che per la prima volta nella storia hanno costretto il CIO a rinviare i Giochi Olimpici, l’attuale vertice federale ha espresso la volontà di far slittare di un anno l’appuntamento con il rinnovo delle cariche, giustificando l’esigenza con la necessità di trasmettere serenità allo staff tecnico in carica in vista dell’appuntamento dei Giochi. Ammetto che per me è imbarazzante commentare una dichiarazione simile. Se avverrà l’auspicato e necessario ricambio, per quanto mi riguarda, l’attuale struttura lavorerà con i budget assegnati e con le consuete modalità fino al termine della stagione 2021. È priva di fondamento qualsiasi dichiarazione che tenda a instillare incertezza e precarietà nella nostra compagine tecnica.
Il CF metterà a punto un nuovo progetto che entrerà a regime solo al termine della stagione 2021. L’organizzazione non sarebbe stata modificata nemmeno con il normale svolgimento dei Giochi nel 2020, il periodo stesso di convocazione dell’assemblea ordinaria impone una scelta tale, infatti è un periodo in cui tutti i settori sono già in attività, con budget assegnati, con programmi impostati. Solo uno sprovveduto e un incompetente interverrebbe per attuare modifiche.
Detto questo, ritengo che le Squadre Nazionali abbiano già oggi una collaudata organizzazione, che tra l’altro per gran parte rispecchia l’impostazione proposta dal sottoscritto al CF nel 2005 quando ricoprivo il ruolo di Coordinatore delle Squadre Nazionali Strada e Pista, pertanto l’ulteriore sviluppo e ammodernamento della struttura va pianificata sulla sua organizzazione ed efficienza, e non necessariamente sui nomi dei singoli responsabili tecnici sui quali tradizionalmente si scatena una grande ed inutile discussione. La Squadra Nazionale rappresenterà il catalizzatore di risorse sia per le eccellenze che rappresenterà, sia per il necessario e vitale supporto comunicativo di cui disporrà. È infatti sorprendente come, in questi anni, la comunicazione a sostegno dei risultati raggiunti dai nostri atleti sia stato di fatto quasi ignorata.
Solo estemporanee iniziative individuali dei vari componenti, privo della necessaria progettualità e pertanto inconsistente sotto il profilo del ritorno d’immagine e di conseguenza economico. Non mi sorprende pertanto che la Maglia Azzurra sia diventata negli anni solo un elenco di marchi, spesso inseriti alla vigilia dell’appuntamento mondiale per coprire i costi della/e trasferta/e. Il richiamo giustificativo alla situazione economica del nostro Paese, che non consentirebbe chissà quali possibilità, lascia il tempo che trova, il problema sta a monte e il ragionamento va rovesciato. Le risorse arrivano, attirandole a fronte di progetti seri e credibili, supportati da iniziative di comunicazione professionali.
Questo sarà il percorso che verrà attuato con le Squadre Nazionali, che potranno con ciò sfruttare il grande potenziale di cui dispongono e fino ad ora in gran parte inespresso.