Dalle società, per le società.
Chi sono
Sono nato a Padova il 19 gennaio del 1963. Ho iniziato l’attività ciclistica nella categoria esordienti nel 1976 e sono sceso di sella nel febbraio del 2003 a 40 compiuti, dopo 27 stagioni agonistiche, 18 delle quali trascorse nella categoria professionistica.
Ho partecipato a 3 edizioni dei Giochi Olimpici, Los Angeles 1984 (4° con il quartetto dell’inseguimento a squadre e 16° nella corsa a punti), Atlanta 1996 (Oro nella corsa a Punti) e Sydney 2000 (Bronzo nella Madison e 8° nella corsa a punti). Ho conquistato 5 titoli mondiali, Bassano del Grappa 1985 (Inseguimento a squadre), Bogotà 1995 (Madison e Corsa a Punti), Manchester 1996 (Madison), Perth 1997 (Corsa a Punti).
Nel palmares anche 2 argenti e 2 bronzi mondiali, 14 titoli tricolori, 28 successi nelle 6 Giorni. Ho conquistato decine di successi anche su strada, di cui 21 tra i professionisti. Dopo la carriera agonistica, conclusa nel febbraio del 2003, sono entrato nella squadra di commentatori tecnici di Raipsort, (nel 1997 avevo già seguito il Giro d’Italia in questa veste collaborando con Mediaset che ne deteneva allora i diritti).
Il rapporto con Raisport si è concluso nel gennaio 2019 e sempre nella stessa stagione ho iniziato delle collaborazioni occasionali con Radio1Rai e con Sky Sport. Ho ricoperto l’incarico di Direttore Tecnico Generale dei settori Strada e Pista FCI dal novembre 2005 fino ad agosto 2007, lasciando l’incarico dimettendomi.
Perché mi candido: Come e perché nasce il progetto Candidatura alla Presidenza della FCI
Da anni ricevo numerose sollecitazioni affinché presti la mia disponibilità a ricoprire un ruolo di primo piano nell’organico dirigenziale della Federazione Ciclistica Italiana. Finora ho sempre declinato l’invito: non mi consideravo maturo e pronto per un incarico così importante. Avevo comunque indicato a chi mi aveva contattato la scadenza del 2020 per una riflessione definitiva sul tema. Dopo il mancato accordo con Raisport, sono aumentate le pressioni e le richieste per una mia candidatura: non sarebbe stato corretto rimanere indifferenti.
Tanto entusiasmo mi ha infatti convinto a ricambiare la fiducia con un passo deciso e determinato. Ritengo, alla soglia dei 58 anni, di avere maturato le adeguate competenze e maturità per gestire le responsabilità a cui sarei chiamato in caso di elezione, certo di poter imporre un cambio di passo che aiuti la Federazione Ciclistica Italiana a vincere le difficili sfide che l’attendono. Sono pronto a dare i necessari riscontri ai tantissimi che chiedono un rinnovamento e un ricambio nel segno della discontinuità. Considero questa mia candidatura una nuova sfida. Una sfida alla quale mi sono preparato, con scrupolo ed umiltà.
Per una nuova federazione: Partecipazione, trasparenza e democrazia.
Immagino una Federazione che ritorni a lavorare prioritariamente con e per la base, sostenendo i propri Comitati Regionali e Provinciali con un nuovo criterio, basato sul merito, di suddivisione dei contributi. I CR e i CP dovranno tornare alla loro funzione principale: rappresentare sul territorio il braccio operativo della struttura centrale. La FCI dovrà aiutarli a recuperare il terreno perduto dopo anni di gestione centralizzata che ha di fatto spogliato i comitati periferici (a parte qualche caso utile alla gestione del consenso) delle loro prerogative.
Una federazione che ben lavora non ottiene solo grandi risultati agonistici, ma opera per aumentare la propria visibilità, il proprio impatto sociale sul territorio, rende ottimale la penetrazione fra l’utenza interessata alla bicicletta. Le carte Federali, lo Statuto, hanno subito negli ultimi anni modifiche radicali, imposte con la giustificazione dell’urgenza; al loro interno sono state inserite nuove norme molto lontane dalla vita reale dei tesserati, senza discuterle e dibatterle in sede assembleare andando ben aldilà del mero aggiustamento burocratico. La FCI si trova ad avere uno Statuto (e un Regolamento organico) da riformare in molte parti, la sua riformulazione sarà un’operazione a cui dedicare grandi energie e attenzioni fin dall’inizio del nuovo mandato, prevedendo la convocazione di un’Assemblea Straordinaria entro la fine del 2021.
Lavorerò affinché si possa tornare a una sana e costruttiva discussione in Consiglio Federale, organo che ritornerà ad avere la sua naturale centralità, superando l’anacronistica deriva “dell’uomo solo al comando”, frase entrata nella storia del ciclismo per enfatizzare le gesta dei campioni, non per sottolineare lo status di soggetti che agiscono senza controllo. Sono troppi gli episodi che confermano questo punto di vista. Il Consiglio Federale è stato da troppo tempo relegato a mero organo notarile che certifica le decisioni assunte con delibere d’urgenza del Presidente. Le deleghe ai consiglieri sono state eliminate e il Consiglio di presidenza ha perso il suo originale ruolo di raccordo. L’Organo centrale deve tornare, invece, a essere al servizio del movimento, sede in cui si discute, si approfondisce, ci si contrappone anche, sempre con fini costruttivi. Un Consiglio Federale dove sarebbe auspicabile entrassero le eccellenze che il movimento è in grado di esprimere, dove il merito sia il giusto parametro su cui basare le scelte dell’assemblea.
Desidero lavorare con il massimo impegno affinché la FCI sia davvero unita, una federazione in cui si possa dialogare per far emergere le idee migliori, le soluzioni più congeniali e dove chi la pensa diversamente non venga emarginato. La tecnologia, poi, consente di rendere fruibili le riunioni e di rendere pubbliche le dinamiche delle stesse, al totale servizio dei tesserati che hanno il diritto di conoscere le modalità di gestione della loro Federazione. Sarà, pertanto, uno strumento ampiamente utilizzato, democratico, al servizio di tutti, in cui tutti troveranno spazio per interagire. Perché è necessario riaprire un dialogo costruttivo, anche con chi lavora sul territorio, uscire dalla pericolosa logica del “con me o contro di me”, che negli anni ha impoverito il movimento di quelle necessarie e fondamentali competenze che ne garantiscono la crescita e lo sviluppo. Le parole d’ordine saranno Partecipazione, Trasparenza e Democrazia.
Supporto reale e concreto alle nostre società
Il supporto economico e formativo alle società di base, consentirà di interrompere e invertire il trend di decrescita che da anni registriamo in tutte le zone del Paese, per consentirci di essere nuovamente attraenti e competitivi rispetto ad altre discipline sportive, spesso preferite dai giovani e dalle loro famiglie.
Le Società sono da tempo in seria difficoltà, a qualsiasi livello operino. Sarà necessaria un’attenta analisi della situazione, settore per settore, per creare nuove condizioni che facilitino il loro fondamentale lavoro. Ogni ambito affronta problemi diversi, e all’interno di ogni settore le varie categorie si dibattono in problematiche differenti. La nostra è una Federazione complicata, con molte specialità, ma anche per questa ragione con enormi potenzialità. Pertanto non esiste una ricetta comune.
Gli interventi da attuare saranno modulati anche rispetto al territorio, il nostro Paese non corre alla stessa velocità: a Regioni che tengono il passo, seppure con numeri in notevole calo, si contrappongono Regioni che necessitano di azioni che inneschino un volano virtuoso e che consentano di svolgere attività in situazioni più difficili. È necessaria una precisazione: nessuna politica di mero assistenzialismo, solo azioni mirate di supporto, responsabilizzando i Comitati e guidandoli a utilizzare le risorse che verranno messe loro a disposizione. Gli interventi di supporto alle Società giovanili saranno di natura economica e di natura formativa, erogati in sinergia con i Comitati Regionali e Provinciali, con l’obiettivo di porre le Società nelle condizioni di poter svolgere la loro fondamentale opera di azione sul territorio.
L’attività giovanile va supportata, non possiamo più tergiversare. L’aiuto deve essere concreto, con sgravi di natura economica considerando la possibilità di rendere meno onerose le prime affiliazioni e i tesseramenti (penso anche, più in generale, al costo tessera dei consiglieri di società), cercando le risorse in altri ambiti e attuando economicità di scala da individuare nel bilancio federale, abbinando un supporto formativo che consenta di modernizzare le strutture societarie e renderle più efficaci, anche nella vitale fase del reclutamento. Il reclutamento, infatti, potrà avere successo se nel frattempo si propongono spazi sicuri utili all’attività; pertanto velodromi, ciclodromi, impianti di BMX, scuole fuoristrada o strutture/percorsi protetti in genere, dovranno essere messi nelle condizioni di poter accogliere l’utenza giovanile.
I Comitati Regionali e Provinciali dovranno operare in questa direzione, trovando sempre a livello centrale la necessaria assistenza anche in termini di collaborazione e aiuto. Sostenere le Società, che rappresentano il principale patrimonio del movimento, ci impone di creare le condizioni affinché le stesse siano in grado di svolgere attività in tutte le categorie, aiutandole a strutturarsi come il ciclismo moderno richiede e mettendole normativamente al riparo dal “saccheggio” che spesso viene perpetrato da realtà concorrenti economicamente più forti. Questa è da tempo una seria criticità alla quale non si è finora riusciti, o si è scelto, di non dare le dovute risposte, andando ad accentuare le difficoltà delle piccole e medie realtà già gravate da responsabilità e da problematiche di vario genere, che preferiscono rinunciare ai loro progetti di crescita gravati da enormi impedimenti.
Come abbiamo potuto verificare in questi anni, con questo comportamento si alimenta in modo esponenziale l’interruzione dell’attività di centinaia di giovani, depauperando il movimento e contribuendo ad accelerare i ritmi che portano a non rispettare i tempi di crescita fisica e mentale, e a creare, a volte, danni irreparabili. Il passaggio tra le varie categorie deve essere un fisiologico momento di selezione, senza diventare un imbuto con collo strettissimo dove in troppi rimangono imbrigliati, un bivio doloroso che li costringe a rinunciare alla loro passione e ai loro sogni. Ogni giovane che smette per mancanza di opportunità, rappresenta una sconfitta per l’intero movimento e per i suoi dirigenti. Sarà necessario ripensare il sistema del “premio di valorizzazione”, in armonia con le normative di legge, deve tornare a rappresentare il giusto e legittimo riconoscimento del lavoro svolto dalle Società nella crescita dei giovani e del vivaio.