Coraggio, si può fare meglio, si deve fare meglio!

Cosa ne pensate onorevoli, senatori e componenti del governo patriota? Ci sono architetti e ingegneri che si occupano di mobilità ciclabile nel nostro paese, da tempo si spendono su questo tema mettendo a disposizione le loro competenze. Coinvolgeteli, aiuterebbero ad affrontare il tema con approccio non ideologico, consentendo al nostro Paese di fare il tanto atteso e auspicato salto di qualità.

A fine giugno il consiglio dei ministri ha licenziato il disegno di legge che propone modifiche l’attuale codice della strada. Non entro nel contesto generale, mi limito alle “proposte” che attengono alla bicicletta, o meglio, al velocipede. Sì, avete letto bene, si continua a chiamarlo velocipede, e già questo lascia a dir poco perplessi.

Il popolo degli utilizzatori della bicicletta si attendeva molto di più, invece, se mai fosse possibile, la situazione potrebbe peggiorare. Gli interventi risultano risicati ed insufficienti, si auspicava ci fosse una maggiore attenzione nei confronti della vita umana e dei drammi che quotidianamente siamo costretti a registrare, tanto per citare i più famosi parlo di Scarponi e Rebellin, ma anche delle povere donne in bici uccise dalle betoniere nel centro di Milano.

Mi soffermo su un punto che da anni è diventato il cavallo di battaglia di molte associazioni, Associazione dei corridori compresa: il famoso 1,5 metri di distanza quando si sorpassa un ciclista. La proposta lo prevede, per auto e moto “obbligo mantenere 1,5 mt”, ma solo dove le condizioni della strada lo consentano. Stiamo freschi. La norma aggiunge che qualora le condizioni non lo permettessero, il distanziamento laterale dovrà essere comunque adeguato. Pertanto il conducente (auto, camion, moto), potrà superare il ciclista ugualmente, senza attenersi al metro e mezzo, qualora ritenga non ci siano condizioni sufficienti. In caso di incidente l’automobilista potrà dichiarare che le condizioni della strada non permettevano di tenere 1,5 mt e che la distanza che aveva calcolato era “adeguata”. Geniale.

Con il codice attuale il Piemme formula il capo d’imputazione sul solo presupposto dell’urto tra mezzo e bicicletta, se entrerà in vigore la modifica spetterà al Piemme dimostrare che la distanza non era adeguata. Immaginiamo il caso di incidente su strada stretta, senza copertura di telecamere o testimoni, il giudice dovrà affidarsi alle testimonianze dei protagonisti, automobilista e ciclista (sempre sia ancora in grado di farlo). Auguri.

Riconosco che si propongono inasprimenti per chi guida in stato di ebbrezza o sotto l’effetto di sostanze stupefacenti e per chi utilizza il telefonino, ma il tema vero rimane quello che spesso vanifica anche le norme già esistenti, tante e cavillose: ovvero la mancanza di controlli, insufficienti rispetto ai troppi comportamenti maleducati che si vedono sulle nostre strade. Chi applica la legge, anche la più evoluta, chi controlla?

Pertanto, patriotici parlamentari italici, ci aspettiamo sappiate fare meglio in sede di discussione.

Mi permetto un suggerimento: contemporaneamente pensate anche a rafforzare i concetti legati all’educazione, prevedete il miglioramento delle strade, il miglioramento delle infrastrutture ciclabili, a vere piste ciclabili, non più pensate e realizzate a segmenti, a macchia di leopardo, a spizzichi e mozzichi,  ma connesse tra loro.

Purtroppo, nel complesso continua a mancare una vera e decisa sterzata verso un incentivo all’utilizzo della bicicletta, verso la conversione delle nostre città a misura di bicicletta (ops, velocipede). Rimaniamo comunque fiduciosi, per quanto sia possibile, nella certezza saprete fare meglio. Magari, forse.