La pista è settore del ciclismo più rappresentato nel programma olimpico, anche se ai Giochi di Pechino 2008 dovrà cedere due specialità (Km da fermo maschile e 500 metri femminile) a favore del BMX maschile e femminile.
Fino agli anni ’60 la pista italiana ha fatto “scuola” nel mondo, ma poi ha dovuto subire la concorrenza crescente delle altre nazioni. Dopo una fase di ristrutturazione e rinnovamento, è tornata competitiva nel periodo 1992-2000, ma ha perso via via slancio nel quadriennio successivo, come dimostrano le medaglie ottenute nelle ultime tre Olimpiadi:
- ATLANTA 1996: 3 ori con Silvio Martinello, Antonella Bellutti e Andrea Collinelli
- SYDNEY 2000: 1 oro con Antonella Bellutti e 1 bronzo con Silvio Martinello e Marco Villa
- ATENE 2004: zero medaglie (due soli partecipanti)
Con i risultati degli Europei 2004 e dei Mondiali 2004-2005 il quadro migliora grazie esclusivamente al settore femminile:
- EUROPEI 2004: 3 ori (Cucinotta, Soldo e Bertolo), 4 argenti (Cucinotta 2, Bertolo, Frisoni), 3 bronzi (Frisoni, Soldo e Bertolo)
- MONDIALI ASSOLUTI 2004: 2 argenti (Carrara e Frisoni)
- MONDIALI JUNIORES 2004: 1 oro (Cucinotta)
- MONDIALI ASSOLUTI 2005: 1 oro (Carrara) e 1 argento (Frisoni)
Proprio il settore femminile dimostra che possiamo essere competitivi quando si riescono a motivare gli atleti, i loro tecnici e le società di appartenenza e si dispone di un tecnico preparato e appassionato. Condizioni oggi assolutamente carenti in campo maschile, a livello giovanile e assoluto.
Le cause più rilevanti dell’attuale declino della pista italiana sono:
- l’assenza di velodromi coperti e, più in generale, il progressivo depauperamento del patrimonio impiantistico;
- la perdita di una concezione polivalente e sinergica tra i vari settori (pista, strada e fuori strada) indispensabile per lo sviluppo globale del ciclismo e la crescita del suo livello qualitativo, di cui la pista dovrebbe essere il fulcro;
- la conseguente precoce specializzazione dei giovani da parte dei tecnici e delle società verso i settori attualmente “più visibili” e “appetibili”: strada e fuori strada.
Mentre la prima causa è sostanziale, perché la preparazione nei mesi invernali è di estrema importanza per la pista, le altre denunciano la mancanza di una moderna cultura del ciclismo, che va considerato nella sua complessità, come avviene nelle nazioni più avanzate, e non per “compartimenti stagni”.
Occorre convincere il nostro movimento ciclistico che il rilancio della pista non è fine a se stesso o alternativo a quello della strada e del fuori strada. E’, invece, funzionale alla crescita di tutti i settori. Da qui la necessità di una precisa strategia di formazione e informazione dei quadri tecnici e dirigenti, sorretta anche da adeguati incentivi e gratificazioni, affinché sia radicalmente cambiato l’approccio ai giovani e il loro avviamento all’attività ciclistica.
I fatti dimostrano che pista, strada e fuori strada non sono impermeabili e incomunicabili. Il bacino a cui attingere è vasto. La pista è un’ottima scuola per insegnare l’alfabeto del ciclismo. Campioni della pista ottengono grandi risultati su strada o fuori
strada, e viceversa.
Il presente progetto prevede, perciò, tre fasi:
- Avviamento al ciclismo: apprendimento dei “fondamentali” attraverso un’attività
- polivalente e ludica
- Selezione e preparazione dei talenti
- Alta specializzazione finalizzata ai grandi obiettivi del calendario internazionale
Specifici test e monitoraggi consentiranno di individuare le attitudini dei giovani secondo schemi generali validi per tutti i settori del ciclismo: velocità breve, velocità prolungata, fondo.
Fermo restando il concetto di complementarietà e interscambio tra pista, strada e fuori strada, anche nelle specialità maggiormente compatibili oggi occorrono programmi di preparazione e di attività mirati e concordati con gli atleti, i loro tecnici e le società di apparenza per puntare a traguardi di prestigio. In particolare, per la velocità su pista è indispensabile individuare un nucleo consistente di atleti che abbiano dimostrato particolari attitudini, da seguire, monitorare e assistere dalla fase di avviamento fino all’alta specializzazione.
Uno degli errori più gravi di questi ultimi anni è stato quello di non aver coltivato la collaborazione con i Corpi Militari, che possono offrire agli atleti più meritevoli la possibilità di dedicarsi a tempo pieno al loro impegno sportivo, con la garanzia di
sostegni adeguati e la prospettiva di un futuro sereno. Il rilancio della pista deve perciò considerare il rapporto con i Corpi Militari parte integrante del progetto finalizzato agli atleti d’interesse nazionale.
La preparazione degli atleti d’interesse nazionale richiede:
- metodologie avanzate di allenamento;
- programmazione di un’attività personalizzata e mirata, con il coinvolgimento dei tecnici e delle società di appartenenza;
- disponibilità di impianti, attrezzature e supporti tecnologici;
- assistenza sanitaria, economica e psicologica (controlli medici, assicurazioni, borse di studio, agevolazioni per spostamenti, sostegni alle società e ai tecnici personali).
L’interazione tra la Struttura Tecnica Nazionale, le Strutture Territoriali e le società di base è il perno operativo del programma. L’adesione e il sostegno del CONI sono l’unica possibilità di attuazione del presente progetto, in attesa di costruire un “mercato” di riferimento per la ricerca di risorse proprie.
Parte dalla pista un discorso di verifica da estendere ad altri settori, nel quadro della globalità e dell’integrazione sopra esposto. La riforma e le disposizioni previste dal presente progetto dovranno trovare la consequenziale definizione nel nuovo Regolamento Organico ,in fase di stesura ed in seguito in sede di ratifica.